Vercurago

All'interno del castello dell'Innominato

Affacciandosi sulla penisola padana, ai confini del comune di Lecco e Vercurago, sorge l'imponente castello dell'Innominato, noto anche come la rocca di Vercurago. Il castello, risalente al XIII secolo, si erge su un'altura di roccia calcarea chiamata Tremasasso, collocata ai piedi del monte Magnodeno.

Il castello ha avuto numerose proprietà nel corso della sua storia. Nel XIII secolo, apparteneva alla famiglia dei Benaglio, vassalli dei Della Torre di Milano. In seguito, entrò a far parte dei possedimenti della Repubblica di Venezia dopo la pace di Lodi. Quando gli spagnoli arrivarono in Lombardia, il castello, insieme all'adiacente Malanotte e Somasca, fu incorporato nel Ducato di Milano.

Il castello ha subito molte distruzioni nel corso degli anni, e fu raso al suolo durante la campagna italiana di Suvorov nel 1799. Tuttavia, fu ricostruito in parte dai Chierici Regolari di Somasca alla fine del XIX secolo. Oggi, il castello ospita la rappresentazione scultorea di un episodio della vita di san Girolamo Emiliani, l'ultima delle diverse Cappelle del Sacro Monte di Somasca presenti nel complesso religioso del Sacro Monte di Somasca.

La funzione strategica del castello nell'antichità

La posizione topografica dell'altura del Tremasasso, sulla penisola padana, ha sempre rivestito una funzione strategica molto importante. Essa si trova infatti al centro di una vallata che ha sulla destra orografica il monte Barro e il Colle di Brianza, mentre sulla sinistra i monti del gruppo del Resegone: il Magnodeno e un Contrafforte di cui fanno parte il monte Tesoro e il monte Linzone.

La cima dell'altura si trova in una posizione privilegiata in quanto è possibile avere la visuale su tutte le vie d'acqua della vallata, tra cui l'Adda, i suoi bacini e l'estremo meridionale del lago di Como. Dalle sponde della chiusa è possibile esercitare il controllo del traffico fluviale e lacuale nei pressi dello stretto tra il lago di Garlate e il lago di Olginate. Inoltre, la chiusa funge da passaggio obbligato per i percorsi diretti in Valsassina, nodo cruciale per l'accesso all'Lago di Como e quindi al raggiungimento della Valtellina e dei passi alpini nel territorio dei Grigioni.

Il castello dell'Innominato: storia e bellezza nel cuore della penisola padana.

La storia militare del castello dell'Innominato

Il castello dell'Innominato è stato oggetto di molte battaglie nel corso della sua storia. La prima menzione documentata del castello risale al XIV secolo, quando fu conquistato dalla famiglia Visconti di Milano. Nel 1433, il castello fu posto sotto assedio dalle truppe della Repubblica di Venezia, che cercavano di impadronirsi della fortezza.

Nel 1536, il castello fu conquistato dal duca d'Angiò, legato del re di Francia, Francesco I, nel corso della guerra italiana del 1536-1538. Nel 1796, il castello fu occupato dalle truppe francesi, ma fu poi ripreso dagli austriaci sotto il comando del generale Suvorov nel 1799.

Dopo aver subito un'ulteriore distruzione durante la campagna italiana di Suvorov, il castello dell'Innominato fu preso in carico dai Chierici Regolari di Somasca, che lo ricostruirono parzialmente alla fine del XIX secolo.

Il castello oggi

Il castello dell'Innominato rappresenta oggi una meta turistica molto apprezzata. Dal suo piazzale si gode di una vista spettacolare sul lago di Garlate e sulla città di Lecco. Il castello è aperto al pubblico tutto l'anno, con visite guidate che permettono di esplorare le diverse sale del complesso.

In particolare, la torre del castello ospita la rappresentazione scultorea di un episodio della vita di san Girolamo Emiliani, l'ultima delle diverse Cappelle del Sacro Monte di Somasca presenti nel complesso religioso del Sacro Monte di Somasca.

Il castello è inoltre circondato da un bellissimo parco naturale, ideale per lunghe passeggiate ed escursioni. Grazie alla sua posizione incantevole e alla sua storia millenaria, il castello dell'Innominato rappresenta una tappa obbligatoria per tutti coloro che visitano la zona del Lago di Como.

Chiara Russo
Scritto da Chiara Russo
Aggiornato Lunedì 28 Mar 2022