Pedescala

La strage di Pedescala: un terribile evento nella Val d'Astico

La strage di Pedescala è stata uno dei tragici eventi che hanno sconvolto l'Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Avvenuta tra il 30 aprile e il 2 maggio 1945 nella Val d'Astico, la strage ha visto la morte di 63 persone a Pedescala e di altre 19 a Forni e Settecà. In questa sezione del mio riassunto, parlerò degli avvenimenti precedenti alla strage, fornendo un contesto storico per la comprensione dei fatti.

La Val d'Astico è sempre stata un luogo di transito per il traffico tra il Veneto e il Trentino, e durante la Seconda Guerra Mondiale questo territorio era diventato una zona di battaglia. Nel tardo pomeriggio del 28 aprile, a Settecà (poco oltre Pedescala), alla "Locanda dei Sella", erano stati aggrediti e catturati 4 funzionari del BdS-SD (Servizio segreto tedesco) da parte dei partigiani di Umberto Zaltron "Javert". Durante il trasferimento verso Campolongo, due di loro riuscirono a fuggire, mentre gli altri vennero fucilati il successivo 3 maggio in territorio di Rotzo.

L'esecuzione degli ostaggi

Un gruppo di giovani soldati russi inquadrati nella Wehrmacht (263° Ost-Bataillon) si era fermato nelle case, nei fienili e nell'Asilo di Pedescala nei giorni tra il 26 e 28 aprile 1945. Nelle prime ore del 29 aprile molti, ma non tutti, erano partiti, lasciando indietro una discreta quantità di materiali ed armi. Prima delle 8 del mattino la gente del luogo si affrettò a recuperare tali materiali, mentre alcuni partigiani (Giorgio Pretto "Walter", Francesco Moro "Giobbe" ed Augusto Sella "Franz") della Bgt. "Pasubiana", aiutati da alcuni civili (sembra due), irruppero nei fienili e nelle case dove ancora stavano dormendo i giovani soldati ritardatari. Catturarono così 19 prigionieri i quali furono portati nel bunker presente nell'orto di una casa del villaggio. Ma uno o forse più soldati riuscirono a sfuggire alla cattura.

Lo stesso giorno i partigiani ingaggiarono uno scontro a fuoco con l'avanguardia di una nuova colonna di tedeschi giunta al ponte, all'imbocco del paese. Poco prima dello scontro fu fatta segno di colpi una motocarrozzetta guidata dal partigiano Giovanni Marostegan "Gimmi" che, ignaro di quanto stava succedendo, stava per arrivare a Pedescala. Restò comunque illeso e tornò indietro.

La strage di Pedescala: un oscuro capitolo della Seconda Guerra Mondiale in Val d'Astico

La vendetta dei nazisti: la strage di Pedescala

Nei giorni successivi, i nazisti decisero di vendicarsi per l'uccisione dei loro soldati. Il 30 aprile, truppe tedesche attaccarono Pedescala, uccidendo 63 civili, inclusi donne e bambini. La strage continuò anche a Forni e Settecà, dove altre 19 persone furono uccise. Gli esecutori furono reparti dell'Wehrmacht a cui erano aggregati alcuni italiani.

Il numero totale delle vittime non è stato stabilito con certezza, poiché alcune fonti includono anche i partigiani caduti nella battaglia al ponte, e un bambino deceduto il 30 maggio per lo scoppio di una bomba che aveva trovato.

Dopo la strage: le conseguenze e la commemorazione

La strage di Pedescala è stata una delle più brutali e sanguinose dell'intera Seconda Guerra Mondiale in Italia. Dopo la fine della guerra, la comunità di Pedescala cominciò a ricostruire la propria vita, cercando di mettere alle spalle quel terribile evento.

Negli anni successivi, la comunità ha ricordato le vittime della strage con una serie di iniziative di commemorazione, tra cui la realizzazione di un monumento in piazza a Pedescala. Oggi, la strage è ricordata come un monito contro la guerra e la violenza, e continua ad essere un importante evento nella storia della Val d'Astico.

Simone Costa
Scritto da Simone Costa
Aggiornato Venerdì 27 Mag 2022