Cortaccione

La storia dell'acquedotto di Cortaccione

Se posso concedermi una piccola digressione, quando si pensa ai Romani è difficile non associarli all'acquedotto, una delle grandi opere di ingegneria idraulica del mondo antico. Ma sapevate che anche Spoleto, città dell'Umbria che si trova a poco più di un'ora di macchina da Roma, ha avuto il suo sistema di approvvigionamento idrico sin dai tempi antichi?

L'acquedotto romano

Secondo alcuni studiosi, la città avrebbe affrontato già in epoca romana problemi di mancanza di acqua potabile a causa del terreno roccioso e della scarsità di sorgenti nel sottosuolo. La soluzione fu quella di captare le acque delle sorgenti esterne alla città, come quelle del Fosso di Cortaccione, distante circa un chilometro e mezzo dal centro abitato.

L'acquedotto di Cortaccione: storia e archeologia di un sistema idrico plurimillenario

Rinvenimenti archeologici

Ma la conferma arriva dagli scavi archeologici condotti nel XIX e nel XX secolo in località Arézzola, lungo le pendici del monte di Borgiano. Qui furono rinvenuti imponenti manufatti murari a grandi blocchi di travertino locale, che documentano un progetto di bonifica idraulica attuato in epoca romana per contrastare gli effetti delle piene del Clitunno e dei torrenti afferenti.

Il sistema di irregimentazione idrica, che si suppone risalga fra la fine dell'età repubblicana e l'inizio di quella Augustea, comprendeva un misto di rifacimenti medievali su tracce di lavoro romano. Tra gli elementi principali rinvenuti si contano fistule, briglie, cunicoli di drenaggio, poderosi muri eretti a protezione, un grande bacino idrografico di raccolta con chiusa disposte in successione, e tubi acquiferi in piombo.

L'acquedotto di Cortaccione

Ma veniamo all'acquedotto che ha condotto acqua potabile a Spoleto: fu la prima opera di ingegneria idraulica che ha sfruttato le opere di bonifica idraulica e di captazione di origine romana ad oriente della città. Le prime sorgenti captate furono quelle del Fosso di Cortaccione e successivamente del Fosso di Vallecchia, vicino Patrico, cui vennero allacciate anche quelle del Fosso di Valcieca e di Giunchete.

Le acque venivano incanalate attraverso la valle del torrente Tessino e arrivavano in città percorrendo un ponte appositamente eretto, sostituito poi nel medioevo dal Ponte delle Torri. Nel periodo compreso tra il 1891 e il 1893, il sistema subì alcune variazioni nel tracciato e importanti modifiche strutturali, passando da una vecchia canaletta a "pelo libero" ad una condotta "in pressione". Rimase il sistema idrico principale del territorio fino alla costruzione del nuovo acquedotto dell'Argentina, agli inizi degli anni 1970.

In ogni caso, quello che è certo è che il sistema idrico di Spoleto ha una storia plurimillenaria, dove elementi antichi e moderni convivono. E, anche se non ci ricordiamo spesso che dietro un bicchiere d'acqua c'è una lunga storia di ingegneria, possiamo apprezzare il valore del patrimonio archeologico e delle opere di ingegneria idraulica che ci hanno consentito di avere acqua potabile in città fin dai tempi antichi.

Federico Conte
Scritto da Federico Conte
Aggiornato Sabato 19 Feb 2022