Polvica
Introduzione
Ciao! Oggi parleremo della frazione di Polvica di Nola e della sua storia affascinante. Polvica confina con l'omonima frazione del comune di San Felice a Cancello (CE) e con una propaggine del comune di Acerra (frazione Pezzalunga (Acerra)) e dista 8,2 chilometri dal capoluogo ad una altitudine di 31 m.
Storia
Negli ultimi tempi, le amministrazioni comunali hanno puntato molto sul rilancio della frazione, che è stata dotata di numerosi servizi. Il patrono è Vincenzo Ferreri. La vocazione agricola si è affiancata, negli ultimi decenni, ad uno sviluppo del terziario, rappresentato da numerose realtà come il Centro Ingrosso Sviluppo (il più grande centro commerciale all'ingrosso d'Italia), l'Interporto Campano (con la dogana merci), l'Alenia Aeronautica (dove si assemblano parti dell'A380), il centro commerciale "Vulcano Buono" (progettato da Renzo Piano, uno dei maggiori d'Europa), l'ASI e le Italo-Nuovo Trasporto Viaggiatori (dove sono tuttora prodotti e sottoposti ai primi test).
Origine del nome
Ma da dove deriva la denominazione Polvica? Le Cantine di Polvera, dallo spagnolo, definiscono “contenitore di polvere fine“, tipo borotalco, nel nostro caso "sacco di polvere".
La calcara
Ma il paese di Polvica è anche famoso per la presenza della calcara, la fornace per la calce, il cui rudere a stento emergente fra la vegetazione nel Vallone di Sant’ Agostino sul Monte Palombara (Polvica di San Felice a Cancello (CE)), evoca epoche trascorse, in cui la calce veniva prodotta in tali rustiche strutture. Si utilizzavano le rocce calcaree, di cui i nostri monti sono costituiti. La reazione chimica che avveniva all’interno della fornace a temperature altissime dava luogo alla formazione di ossido di carbonio, che si disperdeva nell’atmosfera, e di ossido di calcio, chiamato comunemente “calce viva”. Questa veniva, in un secondo momento, lavorata e trasformata in calce spenta per ottenere la malta.
L'utilità della calcara
Le calcare evidenziano un tipo di vita ed un’economia ormai dimenticati nella nostra era industrializzata. Per giorni e giorni veniva tenuto acceso nella calcara un forte fuoco che produceva la calcinazione, la cottura delle rocce e a tale scopo si bruciavano enormi quantità di legna. In questa maniera, oltre a produrre qualcosa di essenziale come la calce si contribuiva a mantenere il bosco pulito e quindi immune da incendi, utilizzando per alimentare la fornace tutto il sottobosco e la facile esca del legname secco. La calcara aveva una conformazione circolare che spesso sfruttava la concavità dei fianchi della montagna, poggiando ad essa la spessa muratura. Blocchi di pietra ricavati dai monti vicini si disponevano circolarmente e l'interno della fornace la quale veniva coperta a cupola e rivestita internamente con intonaco di calce magnesiaca, questo luogo ancora oggi è detto "la Carcara", dove sono tuttora visibili i resti. La calce prodotta è da sempre entrata a far parte del nostro paesaggio mediterraneo, pensiamo alle tipiche case dipinte di bianco.
Conclusione
Come hai visto, Polvica di Nola è davvero un posto interessante. La sua storia riguarda la vocazione agricola, ma anche lo sviluppo del terziario e la presenza della calcara. Con le amministrazioni comunali che lavorano a un rilancio della frazione, Polvica può davvero avere un futuro promettente.